Di fronte ad un evento ognuno di noi reagisce in modo diverso. Per esempio, prendiamo in esame un contrattempo abbastanza comune che può essere capitato almeno una volta nella vita: arrivare tardi ad un appuntamento. Le persone affrontano in modo diverso questa condizione, c’è chi si affretta, c’è chi non se ne importa nulla, c’è chi telefona scusandosi del ritardo. Ognuno reagisce in un modo diverso ed esprime emozioni differenti di fronte alla medesima situazione, ma perché accade questo? Le persone reagiscono seguendo i propri pensieri. Taluni riescono ad affrontare le situazioni della vita mantenendo un controllo sulla propria emotività riuscendo a stare calmi anche nei momenti più difficili, all’estremo opposto alcune persone non riescono ad affrontare nemmeno le situazioni più semplici. Un luogo comune che si è diffuso ormai culturalmente è che esistano persone di “serie A” e persone di “serie B” come se fosse geneticamente predisposta la capacità del “saper vivere”. In realtà ciò che contraddistingue coloro che riescono a mantenere un controllo sugli eventi rispetto a chi ne viene sommerso è il modo in cui pensa! Difatti l’atteggiamento verso il mondo, espresso in ogni momento della vita, è definito dal pensiero che orientando le scelte governa il comportamento individuale. Il pensiero può essere funzionale o disfunzionale: è funzionale quando orienta delle scelte che si rilevano utili per la persona, al contrario è disfunzionale quando orienta delle scelte irrazionali. Tornando all’esempio citato all’inizio se una persona prima di arrivare in ritardo ad un appuntamento pensa: “Sarebbe opportuno avvisare la persona che dovrò incontrare del fatto che non arriverò puntuale all’appuntamento” avrà fatto un pensiero funzionale che darà seguito a un comportamento adeguato alla situazione. Se, al contrario, pensa: ”Devo assolutamente sbrigarmi, guidando senza rispettare i limiti di velocità arriverò in tempo all’appuntamento” avrà fatto un pensiero disfunzionale che, bene che gli vada lo farà arrivare comunque in ritardo all’appuntamento, con la conseguenza di aver dissipato molta energia emotiva e con il rischio di causare incidenti stradali. Pertanto, mentre i pensieri funzionali aiutano, quelli disfunzionali sono controproducenti, non aiutano ad affrontare gli eventi e fanno stare male inutilmente.
Inoltre, i pensieri disfunzionali possono anche essere dei pensieri negativi che rappresentano una visione pessimistica della realtà e di sé stessi, con evidenti riflessi anche sulla propria autostima. Tali pensieri possono essere distruttivi, catastrofici e possono dare luogo a dei circuiti ossessivi. In generale ciò che porta a soffrire non è l’evento ma la reazione che l’evento ha prodotto. Come abbiamo detto all’inizio ognuno ha una reazione differente rispetto allo stesso evento ma perché la reazione è dovuta al modo con cui si interpreta l’evento stesso.
La psicologia cognitiva moderna ritiene che nessun evento o circostanza esterna possa riuscire da sola a far stare male. Le esperienze passate influenzano certamente il modo di valutare il mondo e le cose abituandoci a una determinata visione di noi stessi e degli altri. Chiaramente orientando le reazioni e talvolta alimentando dei loop di sofferenza infiniti. Chi si sente spesso infelice, ansioso e arrabbiato, chi si aspetta il peggio, chi reagisce in modo eccessivo quando le cose non vanno bene è molto probabile che interpreti la realtà in maniera disfunzionale. Ma attraverso la psicoterapia cognitiva è possibile individuare i processi di pensiero disfunzionali sostituendoli con dei nuovi più efficienti e funzionali. Consentendo, in tal modo alle persone di modificare il pensiero che hanno di sé stesse e del mondo che le circonda favorendo così il processo di cambiamento che le porterà a sentirsi finalmente “persone di serie A”.